LUPO PROTOSPATA, RITENUTO ERRONEAMENTE VESCOVO DI ASCOLI E ORDONA

2° Vescovo di Ascoli, secondo la cronotassi ufficiale. Esercitò in Ascoli il suo ufficio episcopale per 35 anni dal 1067 al 1102. Ex funzionario bizantino. E’ autore del “Chronicon”, importante documento storico redatto in Ascoli durante il suo lungo episcopato. La sua identità è storicamente accertata da due documenti: una "Cartula donationis" del 1067 e una "Cartula venditionis" del 1080, dove egli si firma nella sua qualità di "imperiale protospata e vescovo". Nel mese di ottobre 1067 sottoscrive, infatti, il primo documento nella città di Ascoi; tale documento è conservato nell’archivio dell’Abazia di Montevergine. Nel mese di febbraio 1080 sottoscrive il secondo documento in cui il Presbitero Nicola acquista una vigna da un certo Leterano sita presso la Cattedrale medioevale di Ascoli denominata S. Maria in Principio, sulla collina Frontino oggi Pompei.
Ecco il testo della "Cartula Donationis": 1067 - ottobre, ind.VI,Ascoli Satriano. "Il maestro Sindo, figlio di Dalfio, dopo aver venduto a Datto, figlio di Giaquinto Miro una vigna nella località Monte Mediano, riservandosi la quarta parte del palmeto, della pila e della corte, ora decide di donargli quel che si era riservato e riceve una caia di serico"; così dall'originale:"+In nomine domini Iesu Christi. primo anno regnante domna Edbokya quam et domno Michahelem et domno Costante Porfirogenito filiis eius,sanctissimis imperatrix atque imperatoribus nostris, mense octubrio, sexta indictione. ...viene omesso il corpo del documento che in breve è stato riportato prima e che così termina con le firme... + Ego qui supra Adelferius iudex. + Lupus imperiali protospata et episcopo. + Ego Maio".
Ecco il testo della "Cartula venditionis":1080 - febbraio, ind. III, Ascoli Satriano."Leterano, figlio di Leone monaco, costretto da necessità economiche, vende al presbitero Nicola una vigna, sita nella località Lurano, realizzando la somma di 24 denari d'argento"; così l'originale:+In nomine domini nostri Iesu Christi.Secundo anno regnante domno Nikyforo qui et Voriano dicitur (Niceforo Botoniate, tipico rappresentante dell'aristocrazia militare dell'Asia Minore, il quale nel marzo 1078 si autoproclamò imperatore costringendo Michele VII Ducas ad abdicare), sanctissimo nostro [im]peratore, mense februario, tertia inditione. ...viene omesso il corpo del documento che in breve è stato riportato prima e che così termina con le firme...+ Ego qui supra Adelferius iudex. + Ego qui supra Ursus iudex (S).+ Lupus imperiali protospata et episcopo (S).
+ Ego Sicardo".

ATTENZIONE DAGLI ULTIMISSIMI STUDI DI ESPERTI DI PALEOGRAFIA E DIPLOMATICA VIENE SMENTITA L'IPOTESI FATTA DA PLACIDO MARIO TROPEANO A PROPOSITO DI LUPO PROTOSPATA, VESCOVO DI ASCOLI:

Cfr.:
- Placido Mario Tropeano, Lupo Protospata ed il Codice Diplomatico Verginiano, in «Archivi e Cultura», X (1976), pp. 35-46.
- Francesco Mottola, Lupo Protospata ed il Codice Diplomatico Verginiano: note e considerazioni, in «Clio», XVI (1980), 1, pp. 3-25.
- Pasquale Cordasco, I più antichi documenti di Ascoli Satriano (994-1195). Primi saggi di scavo e prospettive di ricerca, in Studi e ricerche su Ascoli medievale, a cura di Saverio Russo, Bari, Edipuglia, 2012, pp. 63-94.
In particolare, Pasquale Cordasco rileva quanto segue (pp. 69-71, 75): “In primo luogo è necessario riportare la trascrizione delle due firme riportata da Placido Mario Tropeano, curatore del volume del Codice Diplomatico Verginiano in cui sono edite le due fonti di cui ci stiamo occupando: <>. Sulla base di questa lettura lo stesso editore elabora una nota in cui, oltre a ribadire l’identificazione di questo testimone con il cronista autore del Breve Chronicon, individua in Lupo il primo vescovo conosciuto di Ascoli Satriano. […] E una successiva cronotassi della diocesi ascolana, nella sostanza, registra la medesima posizione segnalando un Lupo Protospata come primo vescovo conosciuto di Ascoli Satriano, in carica dal 1067 al 1102, anno della sua morte. Ma, in realtà, a mio avviso, da un attento esame e da una perspicua lettura delle due sottoscrizioni scaturiscono ben altre informazioni. Innanzitutto, pur se si ritenesse valida la lettura proposta dal Tropeano, la struttura stessa della sottoscrizione, e in particolare la presenza della congiunzione <>, lasciano intuire che al nome del sottoscrittore, Lupo, facciano seguito due nomi comuni riferiti a sue qualifiche. Iniziamo dalla prima: <>. Come è noto, nella geografia amministrativa dell’Italia meridionale bizantina gli spatari facevano parte dello stato maggiore dei governatori delle varie province e collaboravano con loro soprattutto sul piano dell’organizzazione militare. Lupo, che si fregia del titolo di protospatario rivendicando anche la nomina imperiale, doveva dunque essere un funzionario di alto rango dotato di competenze militari. E non è assolutamente pensabile che una tale qualifica potesse essere unita alla dignità vescovile per motivi sui quali è perfino superfluo soffermarsi. Inoltre, è pressoché estranea alla prassi documentaria del Mezzogiorno medievale l’intervento sottoscrittorio in calce a documenti notarili di un presule che, per di più, firma in posizione secondaria e senza menzionare la sede a lui affidata. Ma i sospetti, profondamente fondati, fin qui esposti trovano una inoppugnabile conferma grazie ad una esatta lettura dell’ultima parola vergata da Lupo. Infatti, il testimone, in una scrittura decisamente composita che sarà analizzata in dettaglio poco più avanti, chiude il proprio intervento non con il sostantivo <>, come suggerisce Tropeano che evidentemente ritiene che egli abbia scritto <> abbreviando per contrazione l’ablativo <>, ma vergando le lettere <>, abbreviando per troncamento il nominativo <>, come è stato già opportunamente rilevato da Francesco Mottola nel 1980. Il Tropeano sicuramente è stato tratto in inganno dalla scelta di Lupo di tracciare in nesso, in caratteri maiuscoli, le prime due lettere del compendio. In conclusione, Lupo risulta così essere un laico, inserito nell’apparato amministrativo del catepanato d’Italia, e riunisce nella propria persona le funzioni del protospatario e del tepoteritis. Quest’ultima carica sembra prevedere attribuzioni e prerogative non solo militari e risulta ripetutamente congiunta a quella di protospatario. Così avviene infatti, a cavallo tra X e XI secolo, a Taranto, Polignano, Canne. Pertanto, il vescovo Lupo, inserito dal Tropeano nella serie dei presuli di Ascoli Satriano, deve essere escluso senza ombra di dubbio da tale elenco e dai documenti in esame non emerge alcun elemento nuovo che possa revocare in dubbio l’attendibilità della cronotassi ascolana proposta dal repertorio del Gams. […] Ancor più caratteristica e personale risulta poi la scrittura di Lupo protospata. Anche in questo caso elementi tipicamente beneventani, come la a di <> ed i legamenti li di <> e della congiunzione et, si alternano a forme maiuscole, utilizzate, in pratica, per tutte le altre lettere, sempre tracciate ben distanziate tra di loro. Singolari sono la seconda p di <>, vergata in un sol tratto, con l’occhiello aperto, attraversato dal segno abbreviativo orizzontale, le u del nome proprio <>, angolose, in due tratti. Anche la firma di Lupo prevede due nessi: le sillabe in e te, iniziali delle parole <> e <>; e una sorta di nesso, forse, può essere considerato l’insolito tracciato di to in <>, in cui l’asta discendente della t, di forma maiuscola, taglia verticalmente la o, riprendendo suggestioni della scrittura greca”.

Inoltre:
Secondo Teresa Colamarco, già collaboratrice di Placido Mario tropeano, che ha scritto il volumone. "le pergamene di Ascoli Satriano conservate nella Biblioteca di Montevergine (994-1354), Bari, Società di Storia Patria per la Puglia, 2012, a pag. XLVII, nota 193, si legge:

"Il Tropeano [...] identifica il Lupus protospa(tharius) et tepo(tatus), sottoscrittore delle due cartule, con l'anonimo autore di una breve cronaca dal titolo incerto Lupi Protospatae, Chronicon, edita per la prima volta dal CARACCIOLO (Antiqui chronologi quatuor; cf anche SPIEZIA, Le città pugliesi, pp. 257-68); inoltre, sulla base di un'errata lettura del termine tepotatus con episcopus identifica in Lupo 'il primo vescovo certo e ben definito' della diocesi di Ascoli Satriano, la cui cronotassi si presenta confusa e lacunosa fino all'aprile 1107, quando incontriamo Risando sicuramente vescovo di Ascoli (MATTEI-CERASOLI, Di alcuni vescovi poco noti, p. 366). L'ipotesi del Tropeano circa l'identificazione del nostro Lupo con l'anonimo redattore della cronaca medievale è ancora possibile, anche perché la sottoscrizione di Lupo, monogrammatica e distintiva, indica un buon livello grafico; cade del tutto l'ipotesi che Lupo fosse un vescovo".
Come vedi, tutti i paleografi sono ormai concordi nell'escludere che Lupo fosse un vescovo.

Nella "Series Episcoporum Ecclesiae Catholicae" del P.Pio Bonifacio Gams, O.S.B., Graz,1873, non risulta un vescovo di Ascoli di nome Lupo Protospata nell'anno 1067.

Nell'opera "Le Chiese d'Italia - dalle origini sino ai nostri giorni" vol. XIX, ed. Giuseppe Antonelli, Venezia, 1864, pag.142 del canonico veneziano Giuseppe Cappelletti nell'anno 1067 non corrisponde nessun vescovo di Ascoli di nome Lupo Protospata.

Nell' : "Ascoli nel Medioevo: una cronotassi dal 499 al 1490" di Francesco Capriglione , Foggia 1989, nell'anno 1067 si legge: "1067 agosto - Papa Alessandro II depone, nel concilio di Melfi, il vescovo di Ascoli, perché non canonicamente consacrato e probabilmente favorevole ai Bizantini. Tale vescovo è forse Lupo Protospata, che scrive in Ascoli un "Chronicon" degli avvenimenti politico-religiosi del tempo.
Successivamente il Capriglione corregge questo suo scritto confermando quanto scaturito dagli ultimissimi studi di esperti di paleografia e diplomatica attraverso i quali viene smentita l'ipotesi fatta dall'abate benedettino Placido Mario Tropeano a proposito di Lupo Protospata.