Anno scolastico - Il messaggio del Vescovo

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Illustrissimi signori dirigenti e docenti, ragazze e ragazzi, giovani tutti, alle prese di un nuovo anno scolastico. Permettetemi che ancora una volta varchi la soglia della vostra scuola per rivivere insieme con voi lo sforzo dell'apprendimento dell'umano sapere e la responsabile e diuturna fatica della docenza: dimensioni queste mai venute meno nel corso della mia esistenza, segnata dalla gioia e dalla curiosità di imparare cose nuove e dal grave compito di educare le nuove generazioni ai valori alti e altri. L'anno scolastico che abbiamo licenziato è stato caratterizzato da una particolare attenzione al mondo giovanile, attenzione focalizzata in modo particolare dalla cosiddetta emergenza educativa, come hanno conclamato sociologi, psicologi ed edùcatori. Non c'è dubbio: è un problema che, ormai da tempo, inquieta non solo gli addetti ai lavori, ma perfino l'opinione pubblica più distratta. È ancora possibile educare? È questa la domanda che è emersa di fronte ai ripetuti episodi di «bullismo» o, comunque, di violenza, i cui protagonisti sono stati i giovani. E mia profonda convinzione, consolidata da un'ampia esperienza da me vissuta nel mondo scolastico e giovanile, secondo la quale il problema educativo non riguarda solo voi, giovani, come spesso vorremmo credere. Ma innanzitutto proprio noi adulti. Il venir meno di un orizzonte di valori condivisi, la difficoltà di credere ancora nella verità e nel bene, non colpisce solo i figli e gli alunni, ma i padri e i maestri: i primi a risentire della pressione esercitata dal clima culturale complessivo.

In un acuto e recente saggio di Umberto Galimberti leggo che i giovani stanno male «perché un ospite inquietante, il nichilismo, si aggira tra loro, penetra nei loro sentimenti, confonde i loro pensieri, cancella prospettive e orizzonti, fiacca la loro anima, intristisce le passioni rendendole esangui» A voi giovani carissimi, che nell'attuale temperie socio-culturale viene proposto di essere attori di un copione scritto da altri, auspicherei un ritomo a quella che i greci chiamavano l'arte del vivere che, fondamentalmente, consiste nel riconoscere le proprie capacità - e voi sì che ne avete tante! - per vederle fiorire secondo misura. In questa operazione, la scuola ha tanto da darvi. Si tratta di intessere un proficuo rapporto di dialogo e reciproca fiducia che, essenzialmente, è una relazione tra persone caratterizzate da dono e rispetto reciproco. E se l'educazione è offrire alle giovani generazioni il bene più prezioso, quello che corrisponde alla loro autentica realizzazione, la scuola, nella cui missione fermamente credo, realizzerà compiutamente la sua funzione offrendo ai giovani un percorso di genuina formazione globale, fattore fondamentale per la corcesponsabilità tanto auspicata. Affido a voi tutti, cari amici che operate nel mondo della scuola, il presente messaggio in segno di condivisione con le vostre fatiche sostenendovi con la mia stima e ammirazione. Piace, inoltre, proporvi, quale mio modesto contributo alla vostra azione educativa, una massima di Marco Fabio Quintiliano, educatore di due nipoti di Domiziano, carico di tanta suggestione: «I giovani non sono vasi da riempire ma fiaccole da accendere» - A voi, carissimi giovani, cui va il mio affettuoso pensiero beneaugurante per il nuovo anno scolastico, rivolgo l'invito a lasciarvi conquistare da tutti quegli ideali per cui valga la pena spendersi. Ne sono certo che lo farete.

Auguri vivissimi.

don Felice, vescovo