SONETTO DEDICATO ALL'IMMACOLATA

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Giovedì, 8 Dicembre, 2016

"Vera Madre son io di un Dio che è Figlio
e son figlia di Lui benché sua Madre.
Ab aeterno nacque Egli ed è mio Figlio,
nel tempo io nacqui eppur gli sono Madre.
Egli è il mio Creator ed è mio Figlio,
son io sua creatura e gli son Madre.
Fu prodigio divin l'esser mio Figlio
un Dio eterno e me aver per Madre.
L'esser quasi è comun, tra Madre e Figlio,
perché l'esser dal Figlio ebbe la Madre
e l'esser dalla Madre ebbe anche il Figlio.
Or se l'esser dal Figlio ebbe la Madre,
o s'ha da dir che fu macchiato il Figlio
o senza macchia s'ha da dir la Madre".

Nel 1823, ad Ariano Irpino (Avellino), due celebri predicatori domenicani -
p. Cassiti e p. Pignataro - furono invitati ad esorcizzare un ragazzo.
Allora si discuteva ancora fra i teologi sulla verità dell'Immacolata
Concezione, che fu poi proclamata dogma di fede trentun anni dopo, nel 1854.
Ebbene, i due frati imposero al Demonio di dimostrare che Maria era
Immacolata; e per di più - da bravi 'pazzarielli' napoletani - gli
ingiunsero di farlo mediante un sonetto, una poesia di quattordici versi
endecasillabi, a rima obbligata. [E si noti che l'indemoniato era un
ragazzino di appena dodici anni, per di più analfabeta]. Subito satana
pronunciò questi versi sopra trascritti.

Pio IX si commosse quando lesse questo sonetto, che gli fu presentato in
occasione della proclamazione del dogma dell'Immacolata Concezione di
Maria.